Il mio nome è Meriam. Il caso della donna condannata a morte per apostasia in Sudan e il silenzio sui cristiani perseguitati.

La convivenza sempre più difficile, se non a volte drammatica, tra cristiani e musulmani segna oggi la vita di tanti paesi africani e mediorientali. Antonella Napoli, giornalista e analista di questioni internazionali, raccontando la storia di Meriam Ibrahim Ishag, cristiana arrestata incinta all'ottavo mese in Sudan e rinchiusa in carcere con il figlio di soli due anni, propone uno spaccato di una realtà caratterizzata da forti contraddizioni e conflitti dove matura la condanna a morte per questa giovane che non aveva voluto rinnegare la sua fede. Salva grazie alla mobilitazione internazionale guidata da Amnesty International, Meriam è divenuta un simbolo di speranza. Non solo per i cristiani.

 

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