Il teatro degli oggetti è un racconto della storia del mondo attraverso, appunto, gli oggetti. Mostrare le cose, certi che perfino il più modesto souvenir, fosse un posacenere pubblicitario, può custodire la narrazione, forse perfino uno spunto epocale.

Gli “attori”, nel nostro singolare caso, sono, appunto, le cose, senza un rigido testo né drammaturgico né letterario di riferimento; le Cose nella loro suggestione immediata, nel loro carico di memoria, quasi che a completare l’opera attraverso l’enzima della memoria sia lo spettatore. Gli oggetti offerti all’attenzione altrui dal narratore e così “commentati”, in una sequenza che crea un ideale romanzo visivo, il romanzo delle cose.

Quali cose, quali oggetti? Eccone indicati qui alcuni. Il gioco da tavolo che Groucho Marx realizzò per il canale televisivo NBC negli anni Cinquanta, l’omino del detersivo che fumava miracolosamente le sue sigarette, l’ippodromo meccanico con i suoi cavalli di bachelite, l’immagine votiva della santa dei poveri del Perù che rende invisibili i ladri, il gagliardetto del Rotary Club di Hiroshima, la banconota emessa dagli anarchici spagnoli nel 1936, il temperamatite a forma di John Fitzerald Kennedy, i biglietti da visita di un tempo remoto, la casetta-salvadanaio dell’INA-CASA, l’anello realizzato dai vietnamiti con il metallo dei bombardieri USA abbattuti, il celebre manifesto per ritrovare Emanuela Orlandi, la bandiera della Comune di Parigi, le bandiere del Pci, il manifesto per l’arruolamento in polizia, lo spartito “Bufalo Bill” di De Gregori, il leggendario libro di plastica di Roberto D’Agostino… e oggetti che racconteranno il giornalismo stesso.

Con Gerardo Balestrieri alla fisarmonica.

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