Dal Cairo fino a Hong Kong, passando per Atene, Istanbul, Rio De Janeiro, Baghdad e tantissime altre città, gli anni Dieci del Ventesimo secolo sono stati caratterizzati da un’impressionante sequela di proteste, sommosse e rivolte.

In tutto il mondo milioni di persone sono scese in piazza, hanno intonato cori, hanno occupato, si sono accampante, si sono scontrate con le forze dell’ordine o (in alcuni casi) l’esercito, e hanno usato in ogni modo possibile quello che offrivano le nuove tecnologie – in particolare i social network.

Le cause sono le più disparate: la crisi economica, i tagli al welfare, l’austerità, governi autoritari o corrotti, scandali politici e la crescente disuguaglianza globale. Di sicuro, nonostante repressione e demonizzazione, le proteste hanno sconvolto la politica interna ed esterna ai vari paesi – facendo cadere regimi o cambiando in profondità il sistema politico.

Quello della rivolta è ormai un insieme di pratiche e linguaggi sempre più diffuso e globale, che accomuna generazioni diverse e incendia le strade di diversi paesi. E, con ogni probabilità, continuerà a farlo anche nella decade in cui siamo appena entrati.